Esami diagnostici
Ecografia della tiroide
L'ecografia della tiroide con color-doppler è l'esame diagnostico più utile per determinare le caratteristiche morfologiche della tiroide e diagnosticare alterazioni strutturali e nodulari della ghiandola.
E' un esame non invasivo e privo di rischi per il paziente, che può essere eseguito a tutte le età e ripetuto più volte anche a distanza di brevissimo tempo.
L'ecografia della tiroide è un esame operatore dipendente, ciò significa che l'endocrinologo deve sempre ripetere l'ecografia quando visita un paziente, anche se questa è stata eseguita recentemente da un altro specialista.
Le principali informazioni che fornisce l'esame ecografico sono:
- le dimensioni e le caratteristiche morfologiche della tiroide
- l'omogeneità della sua struttura
- la presenza di noduli, le loro caratteristiche e dimensioni
- la presenza di linfonodi patologici
- la posizione della trachea
L'ecografia della tiroide è utile per:
- quantificare le dimensioni di un gozzo
- definire le cartteristiche di una tiroidite
- misurare le dimensioni dei noduli e monitorarle nel tempo
- valutare le caratteristiche dei noduli e fornire indicazioni sulla necessità di eseguire l'agoaspirato
- identificare eventuali residui ghiandolari dopo la tiroidectomia
- eseguire un corretto follow-up dei carcinomi della tiroide
Agoaspirato della tiroide
Questa procedura utilizza degli aghi molto sottili per pungere il nodulo tiroideo, sotto guida ecografica, e aspirare delle cellule che vengono successivamente messe su un vetrino e osservate al microscopio.
A seconda delle caratteristiche delle cellule e del campione esaminato si descrivono diversi risultati diagnostici che vengono generalmente indicati con queste sigle:
TIR 1 (non diagnostico)
TIR 2 (negativo)
TIR 3 (indeterminato)
TIR 4 (sospetto)
TIR 5 (positivo).
Il risultato di questo esame deve essere sempre valutato dallo specialista endocrinologo che deve indicare come proseguire nella gestione clinica del nodulo indagato.
L’esame viene eseguito in ambulatorio, non è necessario il ricovero, e la sua durata è di circa 10 minuti. Prima dell’esecuzione dell’esame è bene fare un emocromo e riferire al medico con precisione i farmaci che eventualmente si stanno assumendo anche per altre patologie (soprattutto anticoaugalnti e antiaggreganti). L’esame non è doloroso, ma ovviamente provoca un po’ di tensione; bisogna rilassarsi il più possibile e subito prima della puntura ingoiare più volte la saliva in modo da non deglutire durante l’esecuzione dell’esame. Le complicanze sono rarissime e non esiste il rischio di diffusione di eventuali cellule maligne in seguito all’esecuzione dell’agoaspirato.
Campimetria
La campimetria o studio del campo visivo misura l’area che un occhio riesce a vedere con lo sguardo fisso in avanti.
Viene generalmente prescritta come esame di completamento nello studio degli adenomi ipofisari che, se di grandi dimensioni, possono comprimere le vie ottiche e particolarmente il chiasma ottico, il tratto cioè dove le fibre dei due nervi ottici si incrociano.
Si effettua con una strumento, il campimetro, che studia i due occhi separatamente. Il paziente guarda con un occhio dentro l’apparecchio e deve ssemplicemente azionare un pulsante quando vede comparire un punto luminoso nel proprio campo visivo. L’esame dura circa 20 minuti e non è doloroso.
Esiste la campimetria statica e quella computerizzata che permette di elaborare i dati con programmi che eliminano eventuali interferenze di disturbo.
La lettura dell’esame è immediata ed al paziente viene generalmente fornito un tracciato che indica per ogni occhio l’esistenza di eventuali zone buie del campo visivo.